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LA CARNE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 7 agosto 1991
 
di Marco Ferreri, con Sergio Castellito, Francesca Dellera, Philippe Léotard (Italia, 1991)
"Le costanti ferreriane, un tempo stimolanti e spregiudicate, arrischiano di cadere nel malvezzo intellettualistico. Non è certamente inedito vedere espresso il tema della coppia parcheggiata in fine-umanità: con la solita spiaggia, il solito mare, ai quali si aggiunge stavolta il solito tempio. E nemmeno le preoccupazioni ecologiche, con la trovata, insistita, dell'albero piantato in mezzo ai palazzoni di cemento. Per non parlare dell'impossibilità di procreare (il solito pene), dell'intervento violento del potere (il solito poliziotto in elmetto), l'alienazione consumistica (supermercato), la sottocultura di massa (concerto rock, discoteca)." Tutto ciò non si riferisce a LA CARNE ma - scusate l'ardire - ad un'autocitazione: quella su un Ferreri di sette anni fa, IL FUTURO È DONNA. Serve per dire che, ovviamente, nulla è cambiato: non c'è il solito tempio, ma per il resto i detrattori sono serviti.

In nome di questa ripetitività, reclamando per il suo qualunquismo, LA CARNE è stata accolto assai male all'ultimo Cannes: come se Ferreri non avesse sempre fatto il medesimo film, ripetuto le stesse cose, accostato l'intuizione di genio alla dissacrazione facilotta. Almeno fino a metà strada, LA CARNE è al contrario un ottimo Ferreri: indovinato (Castellito lunare, e la sconfinata pannalattosa Dellera sono perfetti), provocatorio come si deve, e divertito ("Passami il cane" - dice Castellito nel citofono alla moglie divorziata. Ed al cane: "ripassami la iena"). È come se l'autore de LA GRANDE ABBUFFATA svariati anni dopo si rifugiasse nello scherzo, nello sberleffo della commedia all'italiana: per non essere costretto a parlare seriamente: "Dove la trovi la forza di fare il drammatico?" - fa dire infatti alla Dellerona, rivolta al suo maschietto - . Quasi volesse scherzare d'amore e di follia, per evitare di dover parlare di morte.

Ma in tutto il cinema di Ferreri (e, l'abbiamo visto, certo non si tratta per lui di cambiare a questo punto) questa è sempre stata appena dietro l'angolo: e quando giunge ne LA CARNE, assieme al Mito, al Trascendente, al Futuribile ed a tutto l'armamentario è troppo tardi perché si marci. Difatti il film va che è un incanto finché si limita a scherzare ed a, quasi dimenticavo, copulare Ma si affloscia come Castellito dopo il carpaccio, faccia al tramonto in riva al mare, quando si tratta di lievitare."


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